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Impariamo a fare impresa - Nereo Lanzoni

14/04/2017

Con piacere pubblichiamo il primo di una serie di articoli che i nostri partner hanno voluto scrivere per il nostro BLOG.
Iniziamo con  Nereo Lanzoni - Innovation Business Coach  - che ci parla della sua esperienza diretta nella scuola.
 

IMPARIAMO A FARE IMPRESA
Gli studenti possono insegnare ai docenti?
Chi deve ancora entrare nel mercato del lavoro può dare consigli agli esperti del settore?
La mia risposta è si! In qualità di esperto in creazione d’impresa ho visitato molte scuole secondarie del Veneto proponendo percorsi volti a sviluppare l’imprenditività e l’autoimprenditorialità nei ragazzi delle 3° e 4° classi. Questa è la mia esperienza in 4 punti.

1) MI PIACE SBAGLIARE. Insegnare a fare impresa a scuola non è come insegnare un’altra materia. Nelle materie tradizionali ci sono regole e approcci consolidati che se acquisiti permettono allo studente di raggiungere un buon livello di conoscenza riducendo al minimo gli errori. La stessa cosa non succede per l’impresa. Non c’è il libro delle risposte. Lo sanno bene gli imprenditori che sono alla ricerca continua di nuove soluzioni mai tentate prima.  Come insegnare agli studenti a non avere paura di sbagliare? Nella costruzione dei gruppi di lavoro risulta fondamentale eliminare la paura del giudizio e riscoprire la gioia di costruire qualcosa assieme un po' alla volta. Recuperare l’esperienza dei ragazzi nello sport e nella musica è un buon modo per farli sentire in un ambiente accogliente e la loro guida, in questo caso il sottoscritto, li aiuterà ad esprimersi liberamente. 

2) PARLAMI DI TE. Gli adolescenti hanno una capacità di sentire le persone più diretta rispetto agli adulti. Quando si entra in classe attivano il loro radar per capire di che margine di manovra dispongono e se vale la pena ascoltarti. Inizialmente mi presentavo come se fossi in azienda: faccio questo, mi sono laureato in Economia, ho lavorato per anni nel marketing, ero responsabile di un team aziendale, etc, etc. Non funziona.Parlo subito di me, dei miei errori, di chi mi aiutato in momenti di difficoltà. Non mostro le
medaglie, ma le ferite. Porto le mie esperienze personali che non si trovano nei libri. Faccio
domande: cosa avreste fatto al mio posto?
Si crea subito un dialogo che permette di costruire un terreno di lavoro condiviso su cui impiantare i
primi germogli del fare impresa.
 
3) LE REGOLE DEL GIOCO dopo lo spaesamento iniziale che si avverte in classe, in particolare dopo che si è dichiarato che sbagliare si può, anzi è fondamentale sbagliare, occorre illustrare quelle che chiamo le regole del gioco.  All’inizio, come docente, le davo io le regole, dall’altra parte siamo a scuola, no? Poco efficace. Molto più coinvolgente e responsabilizzante se, una volta chiarito l’obiettivo del progetto formativo, siano gli stessi ragazzi a darsi le regole per lavorare assieme in armonia.  Il mio ruolo di limita a mediare e creare il consenso su quanto proposto dai singoli studenti. 

4) FACCIAMO QUALCOSA DI CONCRETO Usiamo le mani, il computer, i fogli, qualsiasi cosa: l’importante è creare qualcosa di visibile e concreto di cui gli studenti possano essere fieri di dire: questo l’ho fatto io! Creiamo prototipi per verificare l’esperienza del potenziale consumatore, per capire come migliorarli.La parte più entusiasmante viene quando gli studenti in team fanno il loro pitch.
Davanti al resto della classe accade qualcosa di magico: è il loro momento. In tutte le sessioni di
pitch ho visto i gruppi di lavoro molto concentrati per presentare il loro progetto al meglio e
difenderlo come è giusto che sia. E’ sempre una grande emozione per tutti.
 
I percorsi all’interno delle scuole volti a sviluppare l’imprenditività sono esperienze preziose che
permettono agli studenti di far emergere i loro talenti.